mercoledì 31 marzo 2010

c'ègigi?noc'èlacremeria



I scream, you scream, we all scream for ice-cream.

martedì 30 marzo 2010

lespoètesmaudits



« Absolus par l’imagination, absolus dans l’expression, absolus comme les Reys-Netos des meilleurs siècles. Mais maudit! Jugez-en. »
(Paul Verlaine)

domenica 28 marzo 2010

takesomemoretea



Kitsch, ok.
Ma vi immaginate prendere un tè con Karl Lagerfeld?

sabato 27 marzo 2010

let'sgetsprungit'sspring!























Primavera non bussa, lei entra sicura | come il fumo lei penetra in ogni fessura | ha le labbra di carne, i capelli di grano | che paura, che voglia che ti prenda per mano. | Che paura, che voglia che porti lontano.
(F. De Andrè)

mercoledì 24 marzo 2010

don'tyouwannafeelmybonesonyourbones?

It's only natural.















Anatomia fa male.

mercoledì 17 marzo 2010

La moda passa, lo stile resta



Per alcune ragazze, l'indice di femminilità è già evidente dall'infanzia. Piccole bambine dagli abitini deliziosi si preoccupano se il vestito della Barbie è male abbinato ai tacchi di plastica, o se lo smalto che ha messo loro la mamma è scheggiato. Il loro colore preferito è ovviamente il rosa, come segnaposto alla scuola materna scelgono un fiorellino. Per altre, l'indice di femminilità è inversamente proporzionale all'età che hanno: più gli anni passano, e più queste acquistano confidenza con il mondo rosa, gaio e confettoso dell'Essere Donna. Ovviamente io appartengo alla seconda categoria: il mio colore preferito era il verde; odiavo le gonne perché non riuscivo a correre bene quando le indossavo (tant'è che ho iniziato a metterle solamente da due anni); non ci tenevo per niente al mio aspetto, mi sentivo cool con i capelli a Santa Maria Vergine e indossavo tute acetate Adidas; giocavo con le Barbie, va bene, ma preferivo correre fuori a inventarmi qualcosa non appena fosse sbucato dal cielo un raggio di sole. Io la Femminilità, intesa nel vero senso del termine, l'ho acquistata solamente da poco. Ora amo i fiocchi (li metterei dappertutto, un'ossessione), mi piace che il make-up sia impeccabile, leggo Glamour ed Elle, ho lo specchietto e il rossetto sempre in borsa, ho capito cosa significhi Eleganza. L'Eleganza, vi spiego, non è la collana di perle o il tailleur. Ci possono essere tailleur che eleganti non sono per niente, per esempio. Secondo me, essere eleganti significa in realtà sapere affrontare il mondo con classe. L'eleganza è, insomma, uno stile di vita: gli Eleganti sono raffinati e colti, e non lo sono solamente perché vestono Chanel e Jimmy Choo. A proposito di questo ci tengo a precisare che non sempre la marca fa acquisire stile ad una persona, anzi. Molte volte il marchio in evidenza è sinonimo di rozzo, di voler dimostrare "chi può" e "chi non può". L'eleganza è un atteggiamento: vuol dire sapersi comportare bene nel mondo, con gli altri, con gentilezza ed educazione, una qualità che ormai sembra persa nella notte dei tempi, e dimostrare una particolare sensibilità verso ciò che ci circonda. Avere classe non vuol dire alzare il mignolo mentre si sorseggia una tazza di tè (giammai, per favore!), ma magari, questo tè, offrirlo ad un'amica che sta attraversando un momento difficile. Non è apparenza, è un modo d'essere che si riflette in ciò che facciamo, nel modo in cui ci atteggiamo e affrontiamo la realtà. Coco Chanel, a cui devo il titolo di questo post, è riuscita dal nulla a crearsi un impero, sfuggendo da una non di certo rosea situazione: lei per me è un'icona, un modello di vita, mica tanto per il tubino nero (però guadagna punti), quanto per come ha saputo sollevarsi da una vita difficile, uscirne fuori a testa alta ed essere ricordata per l'eternità.

domenica 14 marzo 2010

Game over


c o m a.

Oggi ho capito a che cosa serve la domenica: a riprendersi. Come un giorno di stallo, in sospensione. Tra tutti i giorni della settimana, la domenica è sempre stato quello che ho sopportato meno. In realtà dovrebbe essere un bel giorno: i lavoratori non vedono l'ora di dormire un po' di più e passare del tempo con la propria famiglia, o a guardare la tivvì spaparanzati sul divano (a meno che non si stia parlando di fornai, o di asfaltatori dell'Aurelia); gli studenti non vedono l'ora di dormire un po' di più (sì, anche loro, anzi parecchio di più) e di fare ciò che più piace loro (a meno che non si stia parlando di studenti diligenti, che passeranno la giornata sui libri); le anziane signore del paese non vedono l'ora di andare a messa e di preparare le lasagne al forno, il pollo arrosto con le patate e la torta di mele per i nipotini; gli anziani signori del paese non vedono l'ora di mangiare le lasagne al forno, il pollo arrosto con le patate, la torta di mele e di rifugiarsi immediatamente al circolo, dove poter seguire le partite di campionato e improvvisare emozionanti tornei di briscola. Però devo anche dare sfogo alla mia ormai risaputa vena polemica. La domenica è, in tutto e per tutto, un giorno estremamente noioso. La domenica è il giorno più rompiballe per antonomasia. Se i compilatori dei vocabolari fossero persone oneste, descriverebbero così la voce "domenica": giorno che segue il sabato, dichiara finito il weekend. Già questo potrebbe essere uno dei motivi per detestarlo, finita la domenica, finito tutto. Lo diceva anche Leopardi nel "Sabato del villaggio" che le persone aspettano con ansia e desiderio e aspettativa la domenica, che poi passa velocemente, e cade ogni illusione. Ma proseguiamo. Giornata che la maggior parte della gente di età compresa tra i 20 e i 90 anni trascina con estrema lentezza. Sì, la domenica è una giornata troppolenta. Si dorme di più, ci si sveglia, si deve decidere il da farsi. Il più delle volte, esperienza personale, sono così tante le cose che vorremmo fare, che finiamo invece a guardare a ruota episodi del telefilm preferito (ehm...), a fare i baffi al personaggio che si trova sulla copertina della Settimana Enigmistica, a stare davanti al computer in giro per la blogsfera e a sollazzarsi con le applicazioni di Facebook. Ma ecco l'ultima parte della definizione: precede il lunedì. Precede il lunedì! Ecco il motivo fondante del mio odio verso questa giornata! Il lunedì è il suggello della fatica: inizia una nuova settimana di intenso impegno, di stress, di gioie, di fatiche, di sollazzi, di stanchezza, di illusioni, delusioni, previsioni ed emozioni. Ma basta solamente iniziare e poi, senza neanche accorgersene, è già domenica.


giovedì 11 marzo 2010

Quando una rondine non fa primavera


Io, originariamente, volevo scrivere un post sulla primavera che sta per arrivare cronologicamente parlando, sul fatto che sembrava che finalmente, la scorsa settimana perlomeno, le temperature si fossero leggermente rialzate una volta per tutte. Su quei timidi raggi di calore che cercano di preannunciare l'arrivo della primavera che hanno tutto il mio supporto perché, non so voi, ma io dell'inverno non ne posso più! Basta pomeriggi che finiscono prima di iniziare, basta stare attaccati al termosifone in cerca di un po' di tepore, basta cielo coperto, freddo e collant sotto i pantaloni! Che poi è sempre la stessa storia. Ogni volta smanio per l'arrivo dell'autunno: le prime sciarpe, i colori delle foglie, quelle piogge leggere che non danno noia. Almeno è così all'inizio. Poi anche l'inverno mi viene sistematicamente a noia, le sciarpe cominciano a soffocare, i colori smorti non danno più gusto, dell'ombrello si farebbe volentieri a meno e anche dell'umidità che cotona i capelli e non vedo l'ora che arrivi la bella stagione. Probabilmente io sono una adatta alle mezze stagioni, non sopporto gli estremismi in nessun campo, anche se lo so che può apparire monotona la storia del "non ci sono più le mezze stagioni di una volta". Eppoi io amo la primavera, e invece continua a nevicare. NEVICARE, a metà marzo. Come vedere i famigerati elefanti nella Cinquecento, per capirsi. Stamattina poi, ancora assonnata, mi alzo, tiro su l'avvolgibile. C'è qualcosa che non va. Invece di essere un raggio di sole a darmi il buongiorno, è una patina grigia ed umidiccia che ricopre tutto a farlo. Addirittura piove: ritiro quello che ho detto, per la primavera bisognerà un po' pazientare. Mi sa che il tempo è diventato uomopatico.


sabato 6 marzo 2010

Il favoloso mondo di Giulia




Nuovo blog, primo post: necessità scolastica a cui potrei anche appassionarmi.

A Giulia piace: l'odore delle pagine di un libro appena acquistato; togliersi il Vinavil dalle mani; scoppiare le bollicine della carta da imballaggio; dare soprannomi alla gente; fare caricature e vignette; leggere le scritte in inglese ad alta voce quando è sola; immaginare colonne sonore per ogni momento della sua vita; mangiare il cubetto di ghiaccio che rimane alla fine del drink; l'odore del pane appena sfornato; vedere film d'autore; la erre dei francesi; Johnny Depp; farsi scrocchiare le dita delle mani; risolvere i cruciverba impossibili; programmare; sognare ad occhi aperti; sfogliare riviste di moda mentre si mette lo smalto; i momenti di impasse; riportare citazioni di film famosi; l'umorismo di Woody Allen; le fotografie in bianco e nero; saturare le immagini con Photoshop; aggiornare le pagine di Internet; cucinare; stare sotto la doccia d'inverno; il tè verde; il doposole sulla pelle; giocare a Bubble Breaker sul cellulare; stare al telefono; cantare le canzoni Disney sotto la doccia; il sapore dell'Aulin; masticare lo stecco del ghiacciolo; fare degli elenchi; bere un bicchiere d'acqua appena si alza; spettegolare con le amiche; fare l'aperitivo quando è bel tempo; la parola "pastorizzare"; collezionare collane e anelli di varie forme e colori; rompere la crosta della crème brulée con la punta del cucchiaino.

A Giulia non piace: che qualcuno le dica "Te l'avevo detto, io!"; il ticchettio degli orologi, soprattutto di notte; le penne che finiscono l'inchiostro nel momento stesso in cui si deve usarle; sentirsi osservata; essere al centro dell'attenzione; camminare a piedi scalzi; sudare in posti molto affollati; ripetere quello che ha appena detto; essere pizzicata dalle zanzare; farsi la ceretta; pulire il bagno; chi fissa la gente per guardare come è vestita; dimenticare i sogni fatti; non ricordarsi il nome dell'autore di un libro o di una canzone; ricaricare l'i-Pod; essere derisa; la carta igienica che rimane attaccata sotto la suola delle scarpe; essere copiata; avere qualcuno che la osserva mentre sta mangiando; la vodka liscia; seguire una lezione senza neanche un minuto di pausa; non ricordarsi dove ha messo quello che le serve; il bagno degli autogrill; quando il piccì le si impalla tutto; modificare i suoi programmi; il vento che le scompiglia i capelli; gli errori di ortografia; dover comprare le gomme da masticare al bar solo per usufruire del bagno; fare le file in automobile; vedere i genitori che viziano i bambini; le ingiustizie; il tessuto sintetico; rosso e rosa insieme; struccarsi quando torna tardi la notte; Maria De Filippi; chi si introduce nei discorsi senza sapere di che cosa si stava parlando; l'odore della benzina; essere forzata a fare qualcosa che non le va; "avere un attimo di pazienza" e "attendere in linea, prego".